Umile, imperfetta, monumentale, pur sempre eterna, la Capitale raccontata dalle fotografie del grande architetto è un’esplosione di civiltà che si intreccia alle contraddizioni della città.
C’è una casa editrice milanese, la Humboldt Books, che con uno stile asciutto, pulito e sintetico propone testi di autori importanti che hanno segnato la storia della fotografia.
Uno tra i tanti, Gabriele Basilico. Ma poi su Amazon sbuca tra i mille suggerimenti questo che raccoglie le fotografie che Ludovico Quaroni nel 1968 ha scattato in giro per Roma.
Fotografie in bianco e nero dal tono lieve ma dal taglio attualissimo, quasi aggressivo.
Dopo la copertina arancione, e dopo l’introduzione dello scrittore Francesco Pecoraro, allievo di Quaroni, improvvisamente su cornice bianca Il bianco e nero del barocco convive con le baracche dove Pasolini passeggia e, lasciata piazza del Popolo, l’obbiettivo di Quaroni racconta un’assolata domenica mattina al Villaggio Olimpico dove un gruppo di ragazzi rincorre un pallone su un campo da calcio di pozzolana.
È la Roma che si sta inesorabilmente lasciando alle spalle l’esplosione della civiltà dei consumi, il boom economico ma mantiene ancora in vita le tracce di una città che mostra ancora l’eco dei film di Vittorio De Sica o Roberto Rossellini.
Le dita sfogliano frenetiche le pagine di questo viaggio fra le vie della Capitale, a “cogliere la mescolanza meridionale di istanze e forse di culture diverse, nella loro capacità secolare di manomettere sporcare erodere con non-curanza il Bello e l’Antico per come li conosciamo a Roma”.
Ecco allora “le fontane delle piazze e le sponde del Tevere, la Rinascente di Franco Albini e Castel Sant’Angelo, l’EUR e il Vaticano, fino al mercato di piazza Vittorio e all’Appia Antica.
Intrecciare la storia con le fotografie in bianco e nero.
Stratificazioni di civiltà che si intrecciano, e in mezzo il popolo di Roma in apparenza indifferente allo scorrere dei secoli.
L’occhio dell’architetto dà vita a un libro inedito e sorprendente che può essere anche considerato – questo il filo rosso – un atto di amore nei confronti della città che gli ha dato i natali”.
Per Ludovico Quaroni “Roma è soprattutto un’atmosfera, una luce, un clima: un’aria pesante, greve di arroganza e di accidia, limpida quanto è necessario per maturare fino al dettaglio psicologico una forma o un’azione che portino razionalmente a una particolare, romana soddisfazione dello spirito e dei sensi, aria diffusa d’una polvere rosa che i dettagli delle forme e delle azioni confonde in una unità che della storia ha il sangue, il fango e l’oro”.
“In molti scatti si avverte la freccia del tempo”, scrive Pecoraro, “in ciò che si vede è già chiaramente scritto come si risolverà la contraddizione che l’occhio di Quaroni coglie intenzionalmente – come il provvisorio dei baraccamenti lungo la linea ferroviaria nei pressi della stazione Tiburtina e subito oltre, in secondo piano, il finito limpido delle torri di Mario Ridolfi (di cui Quaroni stesso non sapeva se rimanere ammirato o meno, visti i minimi elementi vernacolari che contengono) – e quasi compiacendosi della conferma, insita nell’immagine, della propria concezione porosa della città in generale e di Roma in particolare”.
E se la Capitale è un’idea, le sue immagini sono visioni. Visioni d’amore, potremmo dire, di un abitante per la sua città.
CONTRIBUTORS
Italiano, Inglese
Brossura,112 pagine, booklet in aletta, 17 x 21 cm
2021
ISBN 9788899385873