Anti social Club

LONDRA. ANTI SOCIAL PARTY.

Niente a che vedere con l’Antisocial Behaviour: il regolamento di polizia che sanziona comportamento da parte di una persona che causa, o può causare, molestie, allarme o disagio a persone che non appartengono alla stessa famiglia della persona”.

L’Anti Social Party, da anni, è la festa più cool di Londra.

Come ci vestiremo tra qualche anno?

Quali saranno i modelli e i colori più in voga nella moda maschile e femminile?

Useremo ancora t-shirt o saranno le polo ad imporsi?

Avremo lavorazione di tessuti goffrati, balze o volants?

Per godere di un osservatorio privilegiato delle tendenze future basta recarsi in un quartiere anonimo di Londra, periferia East London verso Liverpool Street per l’esattezza, dove si svolgono i party più trasgressivi frequentati assiduamente dai creativi che hanno studiato alla St. Martin – la scuola inglese per futuri creatori di moda – ma anche da stylist, fotografi e da tutta la tribù notturna sensibile al mondo che cambia.

Niente a che vedere con le solite feste in discoteca dove i ragazzi della buona borghesia trascorrono un po’ annoiati i pomeriggi e le serate.

Al 483 di Hackney Road c’è Images, un locale di streap tease di serie B che il primo e terzo sabato del mese cambia pelle e ospita queste notti, giudicate le più underground della capitale britannica dal titolo “Nuke theme all” che suona un po’ come il poco rassicurante “Bombardiamoli tutti”.

Tra gli organizzatori c’è Buster Bennet, eclettico animatore delle notti londinesi già con gli Anti Social Party, in compagnia di altri dj tra i quali Fonteyn nonché Alex Sedano, video artista ex studente della London College of Communication. 

Tra i palazzoni anonimi della zona arrivano le macchine tirate a lucido dei giovani della upper class londinese e in fila dopo la mezzanotte davanti all’entrata, si assiepano folle di ragazzi con mises eccentriche e capelli cotonati, diventati territorio di ricerca per i cosiddetti cool hunter, i cacciatori di tendenze.

Appena entrati la fila nei bagni è lunghissima, ma pochi li usano per i servizi igienici.

Le grigie pareti, rovinate quanto basta, sono usate come set fotografico e tra un flash e l’altro la serata si consuma mentre la musica assordante, un ricco crossover fatto di musica electrobass, house nervosa e techno, fa ballare migliaia di persone. 

“So dress to impress” – vèstiti per impressionare – c’è scritto nei biglietti che promuovono la festa e

questi rendez vous sono diventati l’ideale per esplorare l’immaginazione e vestire le giovani fantasie di storie estreme e borderline.

Dismessi i jeans e le t-shirt, gli under 25 si trasformano in geishe avveniristiche, in mutanti spaziali, in bamboline seicentesche o cyber per gustare emozioni part-time.

Chiunque venga qui si maschera o meglio studia attentamente nei particolari l’abbigliamento che diventa quasi un costume, un modo di apparire e di esibirsi dove flirtano i dettagli moda degli anni ’70 – ’80, le citazioni artistiche, letterarie o cinematografiche. 

Per mettere in scena l’eccentrico che sfida ancora una volta il comune buon senso borghese come negli anni ’60, l’abbigliamento nero o più colorato perde la sua aria perbenista e rassicurante per assumere quella strafottente, audace e cattiva della notte insieme a lustrini, occhiali esagerati, borchie, frange, catene a profusione, tubi di luce e objets trouvées come pupazzi, lampadine, cerotti, passamanerie, ferraglie e pezzi d’alluminio usati come decorazione. 

“Il nostro desiderio è quello di apparire” spiegano molti ragazzi frequentatori assidui della serata e i temi forti che coinvolgono centinaia di persone a questa one night sono le performances e le pazzie dell’abbigliamento di ciascuno. 

Non sono necessari abiti costosi, a colpo d’occhio basta un rotolo di carta d’alluminio avvolto a spirale intorno al corpo, un fil di ferro esibito intorno alle braccia, una sottoveste indossata sopra e non sotto la gonna, un dettaglio nero in stile boudoir, un foglio di carta ripiegato ad arte che diventa una maschera per gli occhi o la citazione intelligente di un abito cinematografico per azzeccare il look.

L’importante è essere liberi e dare sfogo alla fantasia. 

Insomma tra mises fatte a mano in casa, gonne aderenti con spuntoni in gomma, minigonne vertiginose indossate in topless, grandi occhialoni di plastica, body da palestra degli anni ’80, cappellini chic quanto eccentrici, parrucche inverosimili, camicie riempite di mille catene su pantaloni in latex, scarpe di carattere, finte cicatrici e sfregi ovunque, avvenenti inglesine e ragazzi dalle facce stile the day after con sguardi bistrati, ballano fino alle cinque e mezzo del mattino.

Piercing diffusi e make up effetto sfatto occhieggiano tra le luci psichedeliche mentre il locale diventa un set cinematografico, una passerella di moda, un non-luogo dove esibirsi, apparire, entrare in scena.

Già dall’indomani le eccentricità della notte diventeranno nelle abili mani di stilisti e disegnatori, i particolari da commercializzare per future collezioni di abiti o accessori.

“E’ il mercato, baby”, la legge del profitto si impone. I creativi sono i bounty killer della trasgressione. E la taglia la versa il sistema della moda. 

 

 

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