La lunga estate europea della fotografia. In viaggio tra le le imperdibili mostre di fotografia a Lugano, Parigi, Madrid e Londra.

Unseen Colour. La mostra di Werner Bischof a Lugano. L'obiettivo di questa esposizione è di presentare al pubblico, per la prima volta, il vasto corpus di lavori a colori del fotografo svizzero, il quale è noto per la sua abilità nel catturare momenti e luoghi con uno sguardo unico e sensibile. Durante il libero viaggio attraverso i mondi visitati e vissuti dall'artista, gli spettatori avranno l'opportunità di esplorare l'intera carriera del fotografo, dal 1939 fino agli anni '50. Il percorso espositivo è progettato con cura e presenta un'eccitante alternanza di immagini a colori ottenute attraverso due strumenti fotografici iconici: una macchina fotografica Rolleiflex e una Leica. Le stampe digitali mettono in mostra i particolari negativi quadrati e i classici rullini da 35 mm, rispettivamente, evidenziando le diverse sfumature e possibilità espressive dei due formati. Tuttavia, ciò che rende questa mostra ancora più affascinante è la presenza di immagini scattate con la Devin Tri-Color Camera, una macchina fotografica che garantisce una resa cromatica di altissima qualità e definizione. Il pubblico avrà il privilegio di ammirare, per la prima volta, le immagini create da Bischof con questo strumento, consentendo loro di immergersi completamente in una "esplosione di colore". I soggetti presenti in mostra sono quelli noti dell'artista, che ha viaggiato e fotografato da ogni angolo del mondo. Grazie alla sua straordinaria abilità artistica, Bischof riesce a fondere estetica ed emozione in composizioni perfette. Ogni scatto trasmette un messaggio profondo e coinvolgente, consentendo agli spettatori di essere trasportati in luoghi lontani e culture diverse, ma sempre attraverso gli occhi e il cuore dell'artista. In conclusione, questa straordinaria esposizione rappresenta una preziosa opportunità per immergersi nel mondo cromatico di uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento. Le stampe digitali a colori esposte aprono una finestra su un'arte straordinaria e toccante, consentendo al pubblico di apprezzare la sensibilità e l'abilità di un fotografo che ha saputo cogliere l'essenza della vita e dell'umanità attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica.

Scritto da Gilberto Maltinti

24 Luglio 2023

Benvenuti nell’entusiasmante mondo delle mostre di fotografia in Europa. Le capitali fotografiche – Lugano, Madrid, Parigi e Londra –  emergono come eccitanti mete di viaggio per gli appassionati dell’arte fotografica.

Questo blog ti condurrà in un emozionante viaggio attraverso alcune delle città più affascinanti europee, in particolare Parigi, Londra, Lugano e Madrid. Esplorando le esposizioni fotografiche in queste città, ti immergerai in una miriade di stili, temi e prospettive, arricchendo il tuo animo di nuove ispirazioni visive.

Lasciati affascinare dalla raffinatezza parigina, dalla vibrante metropoli londinese, dalla tranquillità di Lugano e dalla ricchezza culturale di Madrid. Ogni città offre un ambiente unico per scoprire i talenti di fotografi celebri e emergenti, provenienti da tutto il mondo. Dalle fotografie in bianco e nero alle immagini a colori mozzafiato, dalle opere classiche alle sperimentazioni contemporanee, ogni mostra incanterà il tuo sguardo e lascerà un’impronta indelebile nel tuo cuore.

Se sei appassionati di fotografia, o anche solo curioso di scoprire nuovi orizzonti artistici, questo blog sarà la tua guida per immergerti nell’arte visiva in Europa, scoprendo le mostre fotografiche più significative e gli eventi imperdibili in queste magnifiche città. Condividiamo il desiderio di esplorare il mondo attraverso gli occhi degli artisti, e insieme, vivremo l’esperienza straordinaria di abbandonarsi all’ispirazione e alla bellezza delle immagini.

Sei pronto a intraprendere questo affascinante viaggio? Affila il tuo sguardo, preparati a immortalare l’incredibile e lasciatevi catturare dall’arte fotografica in Europa!

. Unseen Colour. La mostra di Werner Bischof a Lugano.

https://www.masilugano.ch/it/1340/werner-bischof-unseen-colour

L’esposizione di circa 100 stampe digitali a colori, dal 1939 agli anni ’50, rappresenta un evento di straordinaria importanza nel panorama dell’arte fotografica. Questa mostra offre una preziosa opportunità per esplorare in modo completo e approfondito le opere a colori di uno dei grandi maestri del reportage e della fotografia del Novecento.

L’obiettivo di questa esposizione è di presentare al pubblico, per la prima volta, il vasto corpus di lavori a colori del fotografo svizzero, il quale è noto per la sua abilità nel catturare momenti e luoghi con uno sguardo unico e sensibile. Durante il libero viaggio attraverso i mondi visitati e vissuti dall’artista, avrai l’opportunità di esplorare l’intera carriera del fotografo, dal 1939 fino agli anni ’50.

Il percorso espositivo è progettato con cura e presenta un’eccitante alternanza di immagini a colori ottenute attraverso due strumenti fotografici iconici: una macchina fotografica Rolleiflex e una Leica. Le stampe digitali mettono in mostra i particolari negativi quadrati e i classici rullini da 35 mm, rispettivamente, evidenziando le diverse sfumature e possibilità espressive dei due formati.

Tuttavia, ciò che rende questa mostra ancora più affascinante è la presenza di immagini scattate con la Devin Tri-Color Camera, una macchina fotografica che garantisce una resa cromatica di altissima qualità e definizione. Avrai il privilegio di ammirare, per la prima volta, le immagini create da Bischof con questo strumento, consentendo loro di immergersi completamente in una “esplosione di colore”.

I soggetti presenti in mostra sono quelli noti dell’artista, che ha viaggiato e fotografato da ogni angolo del mondo. Grazie alla sua straordinaria abilità artistica, Bischof riesce a fondere estetica ed emozione in composizioni perfette. Ogni scatto trasmette un messaggio profondo e coinvolgente, consentendo agli spettatori di essere trasportati in luoghi lontani e culture diverse, ma sempre attraverso gli occhi e il cuore dell’artista.

In conclusione, questa straordinaria esposizione rappresenta una preziosa opportunità per immergersi nel mondo cromatico di uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento. Le stampe digitali a colori esposte aprono una finestra su un’arte straordinaria e toccante, consentendo al pubblico di apprezzare la sensibilità e l’abilità di un fotografo che ha saputo cogliere l’essenza della vita e dell’umanità attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica.

. Cowboy’s Dream di Antoni Miralda, a Madrid, per PHotoESPAÑA

https://www.phe.es/photoespana/cowboys-dream-antoni-miralda/

Fino al 17 settembre, presso la Sala Goya del Circolo delle Belle Arti di Madrid, “Cowboy’s Dream” è un racconto elaborato con 116 fotografie, scattate tra il 1961 e il 1991 principalmente in Europa e negli Stati Uniti, e che ci permettono di comprendere l’uso che l’autore fa dell’immagine quando viene inscritta nella sfera strettamente privata.

Parallelamente, sono esposte 61 fotografie d’epoca della serie Soldats Soldés, che documentano gli interventi pubblici che il giovane artista ha effettuato con i soldati di plastica. Inoltre, viene presentata una selezione di disegni e opere su carta, fondamentali per contestualizzare l’attività di Miralda negli anni in cui ha realizzato, casualmente e senza dargli molta importanza, molte delle istantanee che ora vengono alla luce.

Questa scoperta evidenzia alcuni degli usi distintivi relativi al modo in cui Miralda concepisce la fotografia. Guarda la fotografia per vedere. Dietro la macchina da presa, costruisce la realtà, la inventa. La fotografia è alla genesi dell’immaginario con cui alimenta la totalità del suo lavoro conosciuto.

Il suo archivio fotografico fa un vasto repertorio dell’alieno grazie al quale assistiamo a come approfondisce le particolarità culturali che definiscono i diversi gruppi umani che ritrae.

Antoni Miralda (Barcellona, 1942) ha una vasta carriera artistica multidisciplinare riconosciuta a livello internazionale. È un riferimento indiscutibile della sua generazione, che lo ha reso degno di prestigiosi premi e borse di studio: il Premio Velázquez per le arti plastiche (2018), i premi di arte e patrocinio di “La Caixa” (2015), la cultura nazionale della Catalogna (1996), la Biennale di Parigi (1967) … E le borse di studio del Juan March (1978), del Massachusetts Institute of Technology (1979) e, recentemente, del Gray Center Mellon di Chicago (2019). Ma tutti questi premi non sarebbero stati possibili se nel 1962 la Diputació de Barcelona non gli avesse concesso una borsa di studio per un grande collage che includeva le sue prime fotografie per continuare i suoi studi a Parigi. Miralda è stata prima una fotografa. E lo abbiamo scoperto sessant’anni dopo quando, tra le centinaia di migliaia di documenti presenti nel suo archivio, abbiamo trovato le scatole con i quasi 7.500 negativi inediti che lo certificano. Una scoperta storica che riscrive la sua carriera, aggiungendo un ulteriore strato di complessità all’opera. Con queste immagini assistiamo alla formazione dell’occhio dell’artista, vediamo come è costruito il suo punto di vista. Inoltre, e parallelamente al suo lavoro plastico, vediamo come approfondisce con la fotografia in temi che affronterà nel suo lavoro successivo. L’approccio che fa dalla fotografia ai rituali (sacri o pagani), allo spazio pubblico, alle diverse comunità culturali non solo prefigura le opere a venire, ma configura anche un’eredità fotografica unica e all’altezza dei grandi fotografi della seconda metà del XX secolo.

. AFRICAN STUDIES di Edward Burtynsky, a Madrid, per PHotoESPAÑA

https://www.phe.es/photoespana/african-studies-edward-burtynsky/

Fino al 1 ottobre, presso il CentroCentro in CentroCentro in Plaza de Cibeles, 1 a Madrid, è possibile visitare questa mostra bellissima, ben spiegata di seguito dalle parole del suo autore, il fotografo Edward Burtynsky:
“I 54 paesi dell’Africa sono divisi fisicamente attraverso il suo centro dal deserto del Sahara e comprendono un ampio spettro di governi ed economie. Questo progetto, incentrato sull’Africa sub-sahariana, mi ha portato in Kenya, Nigeria, Etiopia, Ghana, Senegal, Sud Africa, Botswana, Namibia, Madagascar e Tanzania, ma la natura complessa e diversificata di questo vasto continente non può essere definita chiaramente in un libro di immagini. Negli ultimi sette anni, nel corso delle mie osservazioni nell’Africa sub-sahariana, mi è venuto in mente il titolo African Studies, che riflette più appropriatamente questa esperienza.

Il mio interesse per l’Africa deve la sua genesi a un precedente corpo di lavoro che ho prodotto sulla Cina nel 2004. Per quel progetto, e mentre facevo ricerche su diversi argomenti tra cui la diga delle Tre Gole, il rinnovamento urbano e il riciclaggio, ho appreso come venivano create le nuove fabbriche cinesi. A quel tempo, i macchinari pesanti venivano letteralmente sbullonati dai pavimenti di cemento in Europa e Nord America, quindi spediti e rifissati ai pavimenti di gigantesche strutture in Cina. Ciò rappresentava un cambio di paradigma dell’industria e sembrava ovvio che la Cina stesse rapidamente diventando un produttore leader per il mondo. Mi resi conto già allora che il continente africano era pronto a diventare il prossimo, forse anche l’ultimo, territorio per una grande espansione industriale. 

Due decenni dopo, il globalismo si è effettivamente evoluto rapidamente. Nel 2016, l’assemblea generale cinese ha presentato una nuova visione per il loro paese, annunciando coraggiosamente di voler creare decine di milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero offshore nel prossimo decennio al fine di spostare la Cina verso un’economia di servizi. Gli organi di governo hanno preso in considerazione diverse questioni chiave, tra cui: la preoccupazione per il grado di inquinamento dell’aria e dell’acqua che l’attività industriale domestica stava infliggendo alla madrepatria, e che la domanda di aumenti salariali stava di conseguenza aumentando i costi di produzione a livelli sostanzialmente più alti di quelli che potevano essere offerti in paesi come il Bangladesh, il Vietnam, l’Indonesia e in numerosi paesi dell’Africa. Un’altra considerazione, che era legata alla ormai defunta politica del figlio unico; c’era anche una popolazione sovrabbondante di giovani cinesi e trovare lavoro all’estero per loro avrebbe aiutato ad affrontare questo squilibrio.

In tutta l’Africa, come nella maggior parte degli altri luoghi del mondo sviluppato e in via di sviluppo, la fauna, le foreste e le popolazioni indigene pagano un prezzo troppo alto. Con questo progetto spero di continuare a sensibilizzare sul costo della crescita della nostra civiltà senza la necessaria considerazione per pratiche industriali sostenibili e il disperato bisogno di attuare iniziative governative organizzate a livello globale, con legislazioni internazionali vincolanti, al fine di proteggere le generazioni presenti e future da ciò che rischia di essere perso per sempre. 

L’Homo sapiens ha iniziato a migrare dall’Africa già 200.000 anni fa. Avanti veloce fino al 21 ° secolo e abbiamo chiuso il cerchio, tornando in uno degli ultimi posti sulla Terra per essere trascinati nelle inesorabili macchinazioni del complesso industriale umano. Con la nostra popolazione in costante aumento e il necessario appetito per un’espansione economica e tecnologica illimitata, il continente africano, che vanta un’enorme ricchezza di risorse non sfruttate, è una fragile frontiera finale, che poggia direttamente nel mirino del progresso”.

. Due mostre imperdibili a MEP, Maison Européenne De La Photographie Di Parigi.

La Maison Européenne de la Photographie è un importante centro per l’arte fotografica contemporanea situato nel cuore di Parigi, tra il quartiere Marais e la sponda del fiume Senna. Il centro, aperto nel 1996, è ospitato nell’Hotel Henault de Cantore, costruito nel 1706 in Rue de Fourcy. La Maison comprende: un centro espositivo, dove sono esposti migliaia di lavori, per lo più fotografie e video; una grande biblioteca, che raccoglie 30 mila libri e 400 periodici sulla fotografia, tra cui alcune edizioni rare; un auditorium, dove vengono ospitate numerose conferenze e proiezioni; una videoteca, che dispone di quasi 750 film sulla fotografia; una libreria specializzata e un intimo ed accogliente Café.

_Rineke Dijkstra – “I See You (solo show)”, al MEP fino al 1 ottobre.

https://www.mep-fr.org/en/event/rineke-dijkstra-i-see-you-2/

Si tratta di una grande mostra delle opere fotografiche e video dell’artista olandese di fama internazionale Rineke Dijkstra. Occupando un intero piano, Dijkstra installerà quattro delle sue più importanti installazioni video, tutte presentate per la prima volta in un’istituzione parigina.

Le opere video selezionate per la mostra trattano esclusivamente i modi in cui i giovani guardano e si presentano come soggetti ritratti nel processo di affermazione della loro identità, sia come studenti delle scuole, performer o consumatori di cultura visiva. In molti modi, sollevando la macchina fotografica per affrontare i suoi soggetti, Dijkstra ci sfida a ripensare i modi in cui guardiamo e attribuiamo significato alle immagini degli altri e quindi a come comprendiamo i nostri ruoli nella società contemporanea.

_Maya Rochat – “Poetry of the Earth”, al MEP fino al 1 ottobre.

https://www.mep-fr.org/event/maya-rochat-poetry-of-the-earth/

La Casa Europea della Fotografia presenta la prima grande mostra istituzionale in Francia dell’artista visiva svizzera Maya Rochat. Notevole artista sperimentale, Rochat ha sviluppato un singolare linguaggio formale all’incrocio di diverse discipline: fotografia, pittura, video, installazione e performance.

Maya Rochat crea montaggi visivi con colori altamente saturi in cui motivi naturali e pittura astratta si fondono. Le sue fotografie di piante, rocce o fiumi servono come punto di partenza per la sua sperimentazione. Sovrappone immagini, le altera digitalmente o fisicamente e ne decuplica l’uso e il significato giocando su trasparenze, texture e colori. Libri d’artista, stampe o light box, le sue opere multimediali vanno anche oltre la cornice per dispiegarsi nello spazio sotto forma di installazioni immersive e proiezioni video.

Ispirata dalla natura e dalle sue diverse forme e scale, Maya Rochat si impegna in una riflessione poetica sulla bellezza del mondo circostante, la sua materia e la sua trasformazione. Si interroga anche sul posto che gli esseri umani occupano evocando non solo l’inquinamento chimico, ma anche quello visivo, generato dal flusso continuo di immagini digitali. L’artista invita il pubblico ad entrare in un universo onirico che offre un’alternativa sensibile alle rappresentazioni di un mondo in crisi, che cerca di re-incantare.

La mostra ripercorre dodici anni del percorso artistico di Maya Rochat, dai suoi primi lavori negli anni 2010 al suo progetto più recente, “Poetry of the Earth” (2022). Offre un viaggio visivo e sensoriale attraverso un lavoro transdisciplinare, in cui l’immagine fotografica e il video occupano un posto essenziale.

. Lisetta Carmi – “Identities”, alla Estorick Collection Gallery di Londra fino al 17 dicembre.

https://www.estorickcollection.com/exhibitions/lisetta-carmi-identities

Con il suo obiettivo costantemente rivolto verso i soggetti ai margini della società, dai lavoratori alle comunità trans di Genova, sua città natale, Lisetta Carmi ha compiuto un’autentica rivoluzione nell’ambito della fotografia.
L’artista che ha sfiorato le corde dell’umanità come i tasti di un pianoforte, strumento che imparò a suonare quando aveva solo dieci anni, sarà protagonista di una mostra per la prima volta in un museo britannico.

Dal 20 settembre al 17 dicembre la Estorick Collection di Londra con la mostra dal titolo Lisetta Carmi: Identities rinnova lo spirito umanitario della fotografa nata in una famiglia ebrea e costretta a lasciare la scuola e a scappare in Svizzera assieme ai suoi familiari dopo l’introduzione delle Leggi Razziali, nel 1938. Dopo una breve carriera come pianista, nel 1960, Carmi cambiò direzione decidendo di dedicarsi interamente alla fotografia.
In seguito alla morte della “fotografa degli ultimi”, avvenuta il 5 luglio dello scorso anno, questa mostra vuole porsi come una tempestiva analisi del suo lavoro pionieristico.

“I travestiti (o meglio il mio rapporto coi travestiti) mi hanno aiutato ad accettarmi per quello che sono: una persona che vive senza ruolo. Osservare i travestiti mi ha fatto capire che tutto ciò che è maschile può essere anche femminile, e viceversa. Non esistono comportamenti obbligati, se non in una tradizione autoritaria che ci viene imposta fin dall’infanzia” affermava Carmi, conosciuta dal pubblico per aver rappresentato con rara delicatezza le vite di coloro che appartenevano alla comunità trans nella Genova degli anni Sessanta.

Gli scatti realizzati in quegli anni sono stati raccolti in un controverso volume pubblicato nel 1972 e destinato a diventare un classico cult. In mostra a Londra saranno presenti circa 30 opere di questa serie accanto a una selezione di fotografie a colori recentemente riscoperte nella casa in Puglia, dove la fotografa si ritirò nel 1979, decidendo di dedicarsi interamente alla meditazione yoga.

Accanto ai lavori che si pongono come una sorta di denuncia dei problemi sociali legati alle fatiche vissute dalla classe operaia, il percorso includerà anche una selezione di foto provenienti dai reportage sul porto di Genova dove la fotografa finse di essere la parente di un lavoratore per poter ritrarre le dure condizioni di lavoro a cui i camalli erano sottoposti.

Il pubblico entrerà poi nell’acciaieria genovese Italsider, dove Carmi mise in luce i pericoli legati alla produzione metallurgica industriale. Più volte la fotografa si recò in Sardegna, fotografando le prime donne a essere impiegate nella produzione sarda di sughero, mentre viaggiando anche in paesi esteri tra cui Israele, Venezuela, Messico, India e Afghanistan, ebbe l’opportunità di dare voce, attraverso le sue immagini, a coloro che voce non ne avevano.

CONCLUSIONI

Sono sicuro che questo questo viaggio ti possa offrire una panoramica affascinante e coinvolgente dell’arte fotografica europea, con opere che ti spingono a esplorare la tua percezione del mondo e delle persone che ti circondano. Attraverso l’obiettivo di questi straordinari fotografi, ti invito a riflettere, a scoprire e a lasciarti affascinare dalla bellezza e dalla complessità della vita e dell’umanità.
Prepara la tua macchina fotografica e lasciati catturare dall’arte fotografica in Europa!

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