70 fotografie di persone assorbite nell’atto universale di leggere
Sono quelle catturate dall’obiettivo di McCurry che svela il potere insito in questa azione, la sua capacità di trasportare le persone in mondi immaginati, in ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro e nella mente dell’uomo.
Leggere come forma di svago, leggere come strumento di informazione, leggere per imparare e apprendere.
Dai luoghi di preghiera in Turchia, alle strade dei mercati in Italia, immagini vibranti e colorate documentano i momenti di quiete durante il quale le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste.
Le fotografie del grande Steve McCurry provengono da Paesi molto lontani tra loro, dall’India all’Europa, agli Stati Uniti.
Giovane o anziano, ricco o povero, religioso o laico chiunque e dovunque legge.
Questo libro è una collezione di affascinanti fotografie del maestro prese dai suoi viaggi intorno al mondo ed è arricchito da un’introduzione dal famoso scrittore Paul Theroux in omaggio alla bellezza e universalità della lettura.
La passione per la lettura in 40 anni di carriera del grande fotografo
è quella raccontata con un’esposizione: luoghi di preghiera in Turchia, strade dei mercati in Italia, rumori dell’India, banchi di scuola in Africa: “Leggere” è il tema e il titolo della mostra fotografica con 70 immagini scattate da Steve Mc Curry, partita il 17 gennaio all’Arengario di Monza, ma poi bruscamente interrotta l’8 marzo causa COVID19.
Ecco, certamente quando tutta l’emergenza sarà finita, mi auguro che i Musei Civici di Monza ricomincino da qui. Da queste 70 immagini fantastiche che raccontano per noi La passione universale per la lettura.
Passione che viene raccontata attraverso i 40 anni di carriera dall’artista americano, immortalando dall’Afghanistan a Cuba, dall’Asia centrale agli Stati Uniti, persone di tutto il mondo assorte nell’atto intimo del leggere.
I soggetti vengono ritratti nei loro momenti di quiete, mentre si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste.
Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici; per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura. Le istantanee raccontano l’atto del leggere nel trasportare il lettore in mondi immaginari, nei ricordi, nel presente, nel passato, nel futuro e nella mente dell’uomo.
l’esposizione è arricchita da 6 video con i consigli di Steve McCurry
Oltre ai contributi letterari scelti dallo scrittore Roberto Cotroneo, l’esposizione è arricchita da sei video con i consigli di McCurry sull’arte di fotografare.
A cura di Biba Giacchetti, l’esposizione è promossa da ViDi e Comune di Monza, organizzata da Civita Mostre e Musei, in collaborazione con Sudest57.
“Questa mostra è un’occasione per guardare diversamente l’opera di Steve McCurry che pone al centro della propria ricerca artistica la forza della lettura come valore universale e individuale – spiegano il sindaco Dario Allevi e l’assessore alla Cultura Massimiliano Longo -.
L’esposizione ha la capacità di coniugare qualità artistica e coinvolgimento: opportunità importante per guardare e comprendere il piacere necessario della lettura”.
La mostra “family friendly” prevedeva anche un percorso creato ad hoc per i bambini, e un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria per i più piccoli.
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Tra tutte spicca quella scattata in mezzo alle macerie di un laboratorio
Siamo in Kuwait, devastato dai bombardamenti della guerra del 1991.
In quella che sembra la sala operativa di una centrale, in mezzo alle macerie create da una bomba che ha devastato praticamente tutto, un tecnico sullo sfondo armeggia con ciò che resta dei macchinari.
Mentre al centro dello scatto un suo collega, seduto sugli avanzi di una sedia, legge su quello che sembra un manuale, o un blocco di appunti, piegato verso il pavimento, perché il blocco è per terra.
Non si capisce perché non lo tenga in mano. Le sue mani restano poggiate sulle gambe, il corpo reclinato in avanti.
Lui è immerso nella sua lettura, concentrato, mentre tutto intorno c’è odore di tragedia.
I colori saturi della vita catturati dal fotografo di Philadelphia rimandano alle infinite sfumature emotive risvegliate dalla lettura, che da sempre trasporta lettori di ogni età e ogni latitudine negli innumerevoli mondi dell’immaginazione, accomunandone i ricordi attraverso le generazioni, oltre qualsiasi barriera e nazionalità.
Chi è Steve McCurry, maestro di vita
Steve McCurry è nato il 23 aprile 1950 in un piccolo sobborgo di Filadelfia in Pennsylvania.
Ha frequentato la High School Marple Newtown nella Contea di Delaware e si è poi iscritto presso la Penn State University per studiare fotografia e cinema, ma poi ottenne una laurea in teatro nel 1974.
Si interessò molto alla fotografia quando iniziò a fotografare per il quotidiano della Penn State: The Daily Collegian. Dopo aver lavorato al Today’s Post presso il King of Prussia per due anni, partì per l’India come fotografo freelance.
È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardare ed aspettare la vita.
“Se sai aspettare”, disse, “le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”.
La sua carriera è stata lanciata quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell’invasione russa.
Quando tornò indietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti.
Quelle immagini, che sono state pubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero.
Il suo servizio ha vinto la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, un premio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.
McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, a Beirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo.
Il lavoro di McCurry è stato descritto nelle riviste di tutto il mondo e contribuisce sovente al National Geographic Magazine.
McCurry è membro della Magnum Photos dal 1986. Egli è il destinatario di numerosi premi, tra cui il Magazine Photographer of the Year, assegnato dalla National Press Photographers’ Association.
Lo stesso anno ha vinto per il quarto anno consecutivo il primo premio al concorso World Press Photo Contest. Ha vinto inoltre l’Olivier Rebbot Memorial Award per due volte.
McCurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che la guerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano.
Egli è guidato da una curiosità innata e dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, ed ha una straordinaria capacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienza umana.
“La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona”.
“Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana”.
“Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità”.
Steve McCurry è ritratto in un documentario televisivo dal titolo Il volto della condizione umana (2003) prodotto dal pluripremiato regista francese Denis Delestrac. Ha realizzato nel 2013 il calendario Pirelli fotografando 11 donne impegnate nel sostegno di Fondazioni, organizzazioni non governative e progetti umanitari.
McCurry propone workshop di fotografia della durata di un fine settimana a New York o estesi a 2 settimane in Asia.
Il ritratto più famoso di McCurry, Ragazza afgana, è stato scattato in un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan.
L’immagine è stata nominata come “la fotografia più riconosciuta” nella storia della rivista National Geographic; il suo volto è diventato famoso ed è ora ricordato come “la foto di copertina di giugno 1985”.
La foto è stata anche ampiamente utilizzata sulle brochure di Amnesty International, oltre che su poster e calendari.
L’identità della “Ragazza afghana” è rimasta sconosciuta per oltre 17 anni finché McCurry ed un team del National Geographic ritrovarono la donna, Sharbat Gula, nel 2002.
Quando finalmente McCurry la ritrovò, disse: “La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”[6][7].
Innumerevoli mostre antologiche sono state dedicate alle opere di Steve McCurry in numerose città del mondo.
L’autore iniziò ad esporre in Svizzera, a Losanna nel 2001 con una mostra a cura dell’agenzia pubblicitaria Leo Burnett insieme con lo storico pittore italiano Umberto Pettinicchio[8].
Gli sono state dedicate mostre a Venezia[9], Forlì[10], Pordenone[11], Torino[12], Otranto[13]. Nel 2017, la città di Bruxelles gli ha dedicato una mostra retrospettiva con oltre 200 tra i suoi più celebri scatti, dal periodo afghano ai giorni nostri, riprodotti in grandi dimensioni ed esposte nel salone del Palais de la Bourse, e varie video-installazioni con interviste da lui rilasciate nel corso degli anni[14].
Una fra le più importanti mostre tematiche del fotografo statunitense è stata la mostra Animals a Museo delle culture (MUDEC) di Milano.
Tenutasi nel «nuovo spazio espositivo del Museo delle Culture dedicato alla fotografia d’autore» inaugurato nel 2018, il “Mudec Photo”, il fotografo ha esposto 60 foto di animali, diverse di queste realizzate per denunciare «il disastroso impatto ambientale e faunistico» in alcuni luoghi di conflitto del mondo.
Nel 2019-2020, di nuovo a Forlì, si tiene la prima esposizione mondiale della mostra Cibo, per riflettere sul valore del cibo, sui suoi aspetti culturali, ma anche sull’uso e sullo spreco che se ne fa.
La mostra comprende cinque sezioni: il ciclo della vita del cibo, il pane come alimento primario, la produzione, la trasformazione e la condivisione del cibo.
Anche se McCurry fotografa sia in digitale che in pellicola, ha ammesso la sua preferenza per quest’ultima. Eastman Kodak concesse a McCurry l’onore di utilizzare l’ultimo rullino di pellicola Kodachrome, che è stato sviluppato nel luglio 2010 da Dwayne’s Photo (nella città di Parsons in Kansas) e che sarà ospitata presso la George Eastman House.
La maggior parte delle foto, escludendo alcuni duplicati, sono state pubblicate su internet dalla rivista Vanity Fair.
“Ho fotografato per 30 anni e ho centinaia di migliaia di immagini su Kodachrome nel mio archivio. Sto cercando di scattare 36 foto che agiscano come una sorta di conclusione, per celebrare la scomparsa di Kodachrome. È stata una pellicola meravigliosa.”